Filippo Ceravolo
Filippo Ceravolo

Il 25 ottobre 2012, lungo la strada che collega Pizzoni a Soriano Calabro nel Vibonese, Filippo Ceravolo, 19 anni, accetta un passaggio da un conoscente dopo che la sua auto era in panne. L’uomo alla guida, Domenico Tassone, era il vero obiettivo di un agguato legato alla guerra tra i clan Loielo ed Emanuele. Filippo, vittima innocente, viene crivellato di colpi. Tassone – gettatosi fuori dalla vettura – si salva, ma Filippo perde la vita. In pochi istanti, un sogno e un'esistenza vengono cancellati dalla violenza mafiosa.

Dodici anni senza giustizia

“La giustizia non c’è, ormai la speranza si sta spegnendo”: così Martino Ceravolo, papà di Filippo, racconta i dodici anni trascorsi nella battaglia per la verità. L’indagine, archiviata nel 2016, non ha portato all’identificazione dei colpevoli, lasciando una ferita aperta in una comunità troppo spesso indicativa di un silenzio doloroso e impenetrabile.

Una vittima innocente della faida delle Preserre

La morte di Filippo si inserisce nel contesto di una faida violenta tra i clan Loielo ed Emanuele, che tra il 2012 e il 2014 insanguinò le Preserre vibonesi. Filippo era estraneo a quel conflitto: la sua unica colpa fu trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Memoria, impegno e dolore collettivo

La comunità non ha dimenticato: a Soriano Calabro, decine di iniziative commemorative hanno tenuto viva la memoria di Filippo, dalla messa nel Santuario di San Domenico fino all’intitolazione di un campo sportivo nel vicino comune di Gerocarne. Libera e le istituzioni locali si sono unite per tenere accesa la richiesta di verità.

Una famiglia in battaglia per tutti

Martino Ceravolo continua a testimoniare la sua sofferenza e la sua resilienza: “Io lotto anche per chi non c’era, perché quanto successo a mio figlio può succedere a chiunque”. Il suo dolore e la sua voce incarnano la richiesta di giustizia non solo per Filippo, ma per tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata in Calabria.