Imu 2025, Cosenza tra le città meno care d’Italia per le seconde case
Mentre a Roma si superano i 3.000 euro, nel capoluogo calabrese il costo medio dell’imposta si ferma a 395 euro

L’acconto Imu 2025 è alle porte: il 16 giugno è fissata la scadenza per il versamento della prima rata dell’Imposta Municipale Propria. In media, i proprietari di seconde case nei capoluoghi italiani pagheranno 488 euro in acconto, per un totale annuo di 977 euro. Ma le differenze tra città sono enormi: secondo una simulazione della Uil, a Roma si possono toccare punte di 3.499 euro l’anno, confermandosi la città più cara d’Italia. A seguire Milano (2.957 euro) e Venezia (2.335 euro).
Cosenza, terza città meno cara per le seconde case
In un panorama di forti disparità, Cosenza si distingue per essere una delle città capoluogo più convenienti d’Italia per chi possiede una seconda casa. Con un costo medio annuo di 395 euro, il capoluogo bruzio si colloca al terzultimo posto della classifica nazionale, preceduta solo da Palermo (391 euro) e Pesaro (394 euro).
Questa posizione favorevole riflette un sistema fiscale locale meno gravoso, e potrebbe rappresentare un punto di attrattività per chi intende investire nel settore immobiliare in Calabria, a fronte di costi molto più contenuti rispetto alla media nazionale.
Un’Imu che vale quasi 10 miliardi
Complessivamente, oltre 25 milioni di proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale verseranno entro giugno circa 9,7 miliardi di euro, pari alla metà dei 19,4 miliardi previsti per l’intero anno. L’IMU continua così a rappresentare una delle principali voci di gettito fiscale per i Comuni.
Anche le case di lusso non risparmiano
Per le abitazioni principali classificate come di lusso (categorie catastali A/1, A/8, A/9), il costo medio dell’Imu si attesta invece a 915 euro l’anno, con punte fino a 3.000 euro a Venezia. Anche in questo ambito, Cosenza si posiziona tra le città meno care, accanto ad Agrigento e Caltanissetta.
Uil: “È ora di riformare il catasto”
“Serve una profonda riforma del catasto come pilastro di un sistema fiscale equo e progressivo”, ha dichiarato Santo Biondo, segretario confederale della Uil. L’attuale impianto catastale, secondo il sindacato, si basa su valori ormai obsoleti, risalenti a più di quarant’anni fa, creando sperequazioni evidenti tra cittadini in situazioni abitative simili ma con imposizioni fiscali molto diverse.
Biondo sottolinea che la revisione delle rendite catastali, prevista dal PNRR e sollecitata anche dall’Unione Europea, è fondamentale per modernizzare il Paese e combattere l’evasione fiscale, senza necessariamente aumentare la pressione complessiva.
“Chiediamo al governo coraggio e responsabilità – conclude – perché senza questa riforma, non solo si mette a rischio l’equità del fisco, ma anche l’accesso ai fondi europei indispensabili per la crescita”.