Antonio Maiorano
Antonio Maiorano

Era il 21 luglio 2004 quando Antonio Maiorano, operaio forestale incensurato e uomo mite, fu ucciso a Paola mentre era seduto a leggere il giornale nella base operativa del servizio antincendio. Maiorano fu scambiato per un altro uomo, un boss locale appartenente alla ‘ndrangheta, che quel giorno si era seduto proprio lì, poco prima di lui. Il killer lo scambiò per l’obiettivo e sparò tre colpi, uccidendolo all’istante.

Il contesto criminale e l’errore mortale

L’omicidio avvenne nel pieno di una sanguinosa faida tra cosche locali del Tirreno cosentino in lotta per il controllo del territorio. Maiorano non aveva alcun legame con la criminalità: la sua unica "colpa" fu somigliare fisicamente al boss, con capelli simili e corporatura media. Questo tragico errore ha trasformato la sua morte in una delle tante ingiustizie compiute dalle organizzazioni mafiose contro persone innocenti.

Processo e condanne

Anni dopo, un processo ha portato a una parziale verità giuridica. Due degli imputati furono condannati a trent’anni di reclusione (ridotti rispetto alla richiesta iniziale), mentre un terzo venne assolto per insufficienza di prove. Queste decisioni sono frutto di un lungo iter giudiziario costellato di arresti, collaborazioni e indagini complesse.

Il ricordo e la richiesta di giustizia

A 21 anni dall’agguato, un organismo impegnato nella difesa dei diritti umani ha chiesto che lo Stato colmi il ritardo accumulato nell’assumersi la responsabilità verso la famiglia. La vedova, in un gesto di grande dignità, ha espresso: "Aspettiamo che vengano riconosciuti i nostri diritti". Più che pietà, si chiede rispetto, sostegno morale e riconoscimento formale: giustizia non solo legale, ma anche umana.

L’eredità di Antonio e il dovere della memoria

Antonio Maiorano resta una delle troppe vittime innocenti dimenticate. Uomo onesto, padre di famiglia, ucciso da un errore tragico. L’appello è che il suo nome venga ricordato nelle scuole e nel discorso pubblico, per tenere viva la lezione civile del sacrificio di chi ha pagato con la vita senza aver commesso alcuna colpa.