L’acqua che scorre e nessuno ferma: la grande perdita sulla strada Donnici–Cosenza che indigna residenti e automobilisti
Da giorni una colonna d’acqua corre lungo l’arteria che collega la città alle sue frazioni. Un problema ignorato, mentre la Calabria combatte contro la siccità. Tra disservizi, sprechi e un paradosso che ricorda la trama di un film: si cerca l’acqua,
Si dice spesso che “nulla scorre a Cosenza come dovrebbe”. Di certo non scorre il traffico, non scorrono i lavori pubblici, non scorre la burocrazia. E invece sì, qualcosa scorre eccome: l’acqua, quella potabile, quella che si paga in bolletta e che da giorni – molti giorni – continua a correre lungo la strada che collega Donnici a Cosenza. Una perdita così abbondante da sembrare un ruscello improvvisato, una fonte spontanea nata non dalla natura, ma da un tubo dimenticato.
Non si tratta della classica “goccia che cade ogni tanto”. Qui parliamo di un getto continuo, insistente, ostinato, che giorno dopo giorno solca l’asfalto, invade le canalette, lambisce i marciapiedi, si insinua nelle carreggiate e accompagna gli automobilisti come una colonna sonora liquida e irritante.
Un problema noto, segnalato, fotografato e discusso. Ma soprattutto ignorato.
Nel frattempo, altrove si fanno campagne per il risparmio idrico, si invitano i cittadini a chiudere i rubinetti quando si lavano i denti, a riempire meno le lavatrici, a fare docce più brevi.
È comprensibile che i cittadini inizino a sentirsi presi in giro.
Una scena che sembra uscita da un film: la distrazione come protagonista
Ci sono immagini che sembrano scritte da un regista più che da un ingegnere idrico.
Il tratto Donnici–Cosenza, in questi giorni, sembra il set di una versione calabrese di “La forma dell’acqua”, ma senza la poesia, senza la magia, senza il mostro blu. Qui il mostro, semmai, è l’inerzia.
Oppure potremmo evocare “Titanic”: non perché ci siano iceberg sulla Donnici, ma perché la gestione sembra la stessa. La nave imbarca acqua? “Aspettiamo, magari si tappa da sola.”
Peccato che, come nel film, mentre qualcuno suona il violino sul ponte, l’acqua continua a salire. O meglio, a scendere lungo l’asfalto.
La tragedia, però, qui è comica. Una comicità amara, da “Non ci resta che piangere”, quando Troisi e Benigni cercavano disperatamente di fermare il tempo gridando “Ricordati che devi morire!”.
Noi, invece, vorremmo gridare: “Ricordati che devi chiudere l’acqua!”.
Ma a quanto pare, nessuno lo ricorda.

Un bene primario che scivola via: cosa significa sprecare acqua oggi
La Calabria non è un territorio che può permettersi leggerezze.
Negli ultimi anni il quadro idrico regionale è diventato fragile: stagioni siccitose, invasi sotto stress, agricoltori che denunciano la scarsità d’acqua, famiglie costrette a convivere con turnazioni, serbatoi che si svuotano quando arriva il caldo.
In questo contesto, vedere litri e litri d’acqua potabile correre via per giorni non è solo un disservizio.
È una mancanza di rispetto.
Per chi la paga.
Per chi non la riceve.
Per chi la chiede e non l’ha.
Per chi la studia, per chi la gestisce, per chi la usa ogni giorno con attenzione.
L’acqua non è un optional: è un diritto, un bene primario, ma anche una responsabilità collettiva.
Ogni perdita ignorata, ogni tubo dimenticato, ogni intervento rimandato diventa parte di una matematica spietata:
meno acqua per tutti, più costi per tutti.
E più rabbia.
La segnalazione dei cittadini: la pazienza è finita
Quando un disservizio dura un giorno, si tollera.
Due giorni, si sbuffa.
Tre giorni, si commenta.
Ma quando diventano “diversi e diversi giorni”, la tolleranza evapora insieme all’acqua.
Sui social si susseguono foto, video, commenti indignati.
Le associazioni locali parlano di “spreco inaccettabile”.
I residenti si domandano come sia possibile che nessuno intervenga.
Molti usano una frase identica, quasi un mantra:
“Ma è possibile che nessuno la vede?”
Spoiler: sì, la vedono tutti.
Tutti tranne chi deve chiuderla.
Impatto sulla strada: sicurezza e disagi sottovalutati
Lo spreco idrico non è l’unico problema. L’acqua lungo la carreggiata genera:
tratti scivolosi
erosione dell’asfalto
peggioramento delle buche già presenti
rischio ghiaccio nelle ore più fredde
Per chi scende da Donnici verso Cosenza nelle prime ore del mattino o nelle serate invernali, non è difficile immaginare le conseguenze: perdere il controllo dell’auto, rischiare un incidente, dover frenare su un manto improvvisamente bagnato.
E tutto questo per una perdita che si potrebbe chiudere con un intervento di poche ore.
Il silenzio degli enti: la parte meno cinematografica del film
Ed eccoci al punto più critico.
Gli utenti segnalano.
Le immagini circolano.
Lo spreco è evidente.
Eppure, la risposta arriva lenta, lentissima.
Qui non c’è nulla di epico, niente duelli alla Sergio Leone.
È più un film dell’assurdo, qualcosa tra “La pazza giornata di Fantozzi” e “Il giorno della marmotta”: ogni giorno la stessa scena, la stessa acqua, la stessa indifferenza.
Che si tratti di un tubo Siderno, un giunto rotto, una perdita superficiale o una condotta più complessa da riparare, ciò che indigna non è tanto il guasto, ma l’assenza di una reazione tempestiva.
Quando un bene primario si perde, il tempo non è un dettaglio:
è la variabile principale.
Responsabilità diffuse e conseguenze concentrate
A ogni perdita non riparata corrispondono:
maggiori costi di depurazione
maggiori costi di pompaggio
maggiori dispersioni in rete
maggiori disagi per i cittadini
E, a cascata, aumenta anche il rischio di futuri razionamenti.
Come sempre accade, quando il sistema perde efficienza, paga il cittadino.
Acqua che scorre e futuro che si accorcia: una riflessione necessaria
Questa storia della perdita a Donnici è un simbolo.
Un piccolo caso che racconta un macro problema: la gestione dell’acqua in Calabria.
La questione non è tecnica.
È culturale.
È amministrativa.
È politica.
È sociale.
Se continuiamo a trattare l’acqua come un elemento infinito, allora il futuro sarà finito.
Se continuiamo a ignorare gli sprechi, allora arriveranno le emergenze.
Se continuiamo a rimandare, allora pagheremo – ancora una volta – il conto più salato.
Perché questo articolo serve: non per accusare, ma per ricordare
Ricordare che:
l’acqua è un bene primario
la Calabria non può permettersi di sprecarla
ogni perdita deve essere trattata come priorità
ogni giorno che passa è un danno collettivo
E ricordare, soprattutto, che se esiste un fiume lungo la Donnici–Cosenza, un fiume che non dovrebbe esserci, allora è nostro dovere parlarne.
Perché i problemi non si risolvono da soli.
E perché il silenzio, in questi casi, è la forma più dolce dell’indifferenza.
La perdita d’acqua sulla strada Donnici–Cosenza è molto più di un guasto tecnico.
È un simbolo di ciò che siamo disposti a tollerare e di ciò che invece dovremmo pretendere.
È uno spreco che stride con un territorio che soffre la siccità.
È un paradosso che non dovrebbe esistere.
E soprattutto, è una storia che – a differenza dei film citati –
non deve avere un seguito