Stefano Antonio Santaiti
Stefano Antonio Santaiti

Il clan Santaiti rappresenta un esempio emblematico di come una ‘ndrina possa trasformarsi da protagonista di una faida locale a pilastro di una criminalità solida e radicata. Attraverso leadership consolidate, relazioni strategiche e una presenza sul campo costante, ha guadagnato un ruolo difficile da scalfire all’interno dell’assetto mafioso calabrese contemporaneo.

Dalla faida alla supremazia territoriale

Il clan Santaiti si è distinto negli anni Settanta come protagonista della faida di Seminara, affermandosi quando riuscì a prevalere sulla ‘ndrina rivale dei Pellegrino. Da quell’episodio scaturì la sua leadership nella Piana di Gioia Tauro, rafforzando un controllo capillare sul territorio e la comunità locale.

Radicamento territoriale e alleanze strategiche

Consolidata la sua egemonia a Seminara, la ‘ndrina Santaiti ha sviluppato alleanze con clan vicini, come i Gioffrè, favorendo una rete mafiosa stabile e intrisa di solidarietà criminale. Questo consolidamento ha assicurato al gruppo un ruolo di rilievo nell’ambito della ‘ndrangheta reggina.

Esponenti di vertice e leadership contemporanea

Ai vertici del clan si collocano figure di spicco che incarnano la continuità e l’autorità del gruppo. Tra queste emerge Carmine Demetrio Santaiti, reputato attuale capobastone, affiancato da Gaetano Santaiti, un ruolo di rilievo nella cosca. La loro guida garantisce il mantenimento di un’influenza duratura sul territorio e nelle dinamiche interne alla criminalità organizzata.

Attività operative e recente repressione

Il clan ha operato attraverso attività criminali tradizionali come traffico di droga, estorsione e armi, consolidando un potere capillare nella zona. Un episodio simbolico risale al 2008, quando venne arrestato un affiliato in possesso di un arsenale, sottolineando la pericolosità e la capacità operativa del gruppo.

Il contesto allargato della ‘ndrangheta calabrese

Il clan Santaiti si inserisce nello scenario dei clan egemoni di Seminara, insieme a strutture mafiose affini. La loro storia rispecchia l’evoluzione della ‘ndrangheta in Calabria: una trasformazione da strutture familiari legate al territorio a organismi più sofisticati, capaci di instaurare legami con l’economia legale e le istituzioni.