L’obiettivo è chiaro: chiedere che diventi obbligatoria in tutta l’UE l’indicazione dell’origine geografica su tutti i prodotti alimentari, compresi quelli trasformati e confezionati.

A rilanciare con forza il messaggio è Coldiretti Calabria, che denuncia una realtà sempre più difficile da ignorare: «Arance con pesticidi vietati, tonno al mercurio, pollo alla salmonella. Questi sono solo alcuni dei cibi che arrivano sulle nostre tavole dai Paesi extra UE». L’associazione chiede maggiore trasparenza per tutelare la salute dei consumatori e difendere le produzioni locali.

In Calabria la concorrenza sleale colpisce il cuore dell’agricoltura

La Calabria è una delle regioni più esposte a questa dinamica. Con circa il 25% della produzione nazionale di arance, l’agrumicoltura calabrese – concentrata nella Piana di Gioia Tauro, nella Locride e nel crotonese – subisce da anni la concorrenza di prodotti importati da Paesi terzi, spesso trattati con sostanze vietate in Europa.

Lo stesso problema si ripete per l’olio extravergine d’oliva – seconda produzione in Italia per quantità – che si trova a competere con miscele straniere prive di tracciabilità. Senza indicazione dell’origine, il consumatore non può distinguere tra un olio calabrese certificato e un prodotto anonimo.

Anche sul fronte delle proteine animali, la regione non è immune. Il tonno, il pollo e altre carni importate da Paesi extra UE possono presentare livelli di contaminazione non tollerati nei nostri standard. E senza etichette chiare, questi alimenti finiscono sul mercato allo stesso livello dei prodotti locali.

Una battaglia europea che parte dai territori

La petizione, registrata il 21 marzo 2024, ha bisogno di almeno un milione di firme per costringere la Commissione Europea ad avviare il processo legislativo. Si tratta di una battaglia che parte dal basso, ma che ha ricadute su tutta la filiera agroalimentare.

Nel 2023 l’Italia ha importato oltre 5 miliardi di chili di ortofrutta, con aumenti significativi anche per grano, latte e carne. Questo fenomeno colpisce duramente la Calabria, dove interi territori agricoli rischiano l’abbandono perché non riescono a competere con i prezzi – e la scarsa qualità – delle merci estere.

Un diritto da rivendicare: sapere cosa mangiamo

Sapere cosa mangiamo dovrebbe essere un diritto garantito. Per questo Coldiretti invita cittadini e istituzioni a sostenere la proposta: per proteggere la salute pubblica, garantire trasparenza e valorizzare le filiere agricole locali, come quella calabrese, che ogni giorno produce secondo regole rigide e controlli rigorosi.

Firma anche tu

È possibile sottoscrivere la petizione direttamente online:
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Coldiretti ha attivato inoltre punti firma nei mercati di Campagna Amica e nelle sedi territoriali.

Un gesto semplice per chiedere regole giuste e cibo vero, anche in Calabria.