La Festa dei Pastori di Sant’Onofrio: fede, identità e memoria collettiva
Ogni anno, nella valle di Cerasarella, si rinnova un rito antico che unisce spiritualità, tradizione contadina e comunità

Ogni anno, la terza domenica di maggio, i pastori e i devoti di Sant’Onofrio, in provincia di Vibo Valentia, si danno appuntamento in località Cerasarella, nel cuore di una vallata verde attraversata dal torrente Colognati. Qui, in un luogo immerso nel silenzio della natura, prende vita la Festa dei Pastori, una celebrazione antica che affonda le sue radici in un culto semplice, legato alla terra, agli animali, al ritmo lento delle stagioni. Sant’Onofrio, eremita egiziano vissuto nel IV secolo, è venerato come protettore dei pastori e della vita rurale.
Riti, “incanto” e devozione
La festa si apre con la celebrazione della messa e la processione della statua del Santo, adornata con fiori e portata a spalla lungo i sentieri. Tra canti liturgici e preghiere collettive, la comunità si stringe attorno al simbolo della propria fede. Subito dopo si svolge il rito dell’“incanto”, ovvero, un’asta tradizionale in cui i devoti offrono formaggi, salumi, miele e prodotti della terra, che vengono battuti tra sorrisi, gesti antichi e offerte simboliche. È un momento di partecipazione collettiva, che unisce il sacro al profano e rinnova il legame tra il popolo e la propria identità.
Radici, comunità e speranza
La Festa dei Pastori è molto più di una semplice ricorrenza religiosa, è un momento di riconoscimento culturale, di orgoglio identitario. Coinvolge famiglie, allevatori, giovani e anziani in una giornata di condivisione che custodisce valori autentici: il rispetto per la terra, la solidarietà tra generazioni, la memoria di un passato che continua a vivere nel presente. In un tempo in cui le aree interne rischiano lo spopolamento e l’oblio, Sant’Onofrio celebra il senso profondo dell’appartenenza e della resistenza culturale. Una festa viva, che racconta la Calabria più sincera.