Francesco Fortugno
Francesco Fortugno

Il 16 ottobre 2005, Francesco Fortugno—vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria e primario ospedaliero in aspettativa—viene ucciso con cinque colpi di pistola nel seggio di voto delle primarie dell’Unione, a Locri. L’aggressore, con il volto coperto, si avvicina indisturbato alla vittima e fugge a bordo di un’auto rubata parcheggiata nelle vicinanze.

Il significato politico dell’assassinio

Fortugno era impegnato in battaglie contro la corruzione e le ingerenze mafiose nella sanità calabrese. Il suo omicidio rappresenta un messaggio intimidatorio: la ‘ndrangheta stava cercando di consolidare il controllo sugli appalti e le nomine nella sanità regionale.

La reazione della società

Alla notizia del suo omicidio, studenti e cittadini calabresi si mobilitarono spontaneamente. La marcia del 4 novembre 2005 vide migliaia di persone sfilare con striscioni “Ammazzateci tutti”, fondando un movimento antimafia che portò al corteo funebre con circa 8 000 partecipanti.

L’inchiesta e i responsabili

Le indagini, avviate subito dai carabinieri e dalla Dda, portarono nel marzo 2006 all’arresto del killer e di otto affiliati alla cosca Cordì. Nel 2009 la Corte d’assise condannò all’ergastolo quattro imputati, tra esecutori materiali e mandanti, inclusi un caposala dell’ospedale e suo figlio.

Eredità e contrasto alla mafia

L’omicidio di Fortugno segnò una svolta nel contrasto alla ‘ndrangheta: la reazione civile, unita all’agire delle autorità, spinsero il governo ad intensificare le misure di sicurezza e l’attività della magistratura in Calabria. Il delitto divenne emblema di un crimine politico-mediatico, evidenziando la necessità di una lotta più incisiva alle mafie.