Francesco Vinci
Francesco Vinci

Francesco “Ciccio” Vinci, 18 anni, era un brillante studente del liceo scientifico di Cittanova (Rc) e un attivista politico nella Fgci (Federazione Giovanile Comunista). Con carisma e determinazione, aveva preso la parola in un’assemblea pubblica gremita, denunciando con frasi forti il radicamento della ’ndrangheta sul territorio. Il suo era un messaggio di rottura, una sfida all’omertà di quegli anni.

Il contesto: la faida di Cittanova

Da lungo tempo Cittanova era teatro di una faida violentissima tra le famiglie mafiose Facchineri e Raso‑Albanese, iniziata nel 1964. Tra le vittime innocenti già registrate vi furono bambini come Domenico e Michele Facchineri, uccisi nel 1975, e altri civili colpiti dalla guerra fra cosche.

Una morte per errore

Il 10 dicembre 1976, la tragica fatalità colpì Francesco. Si trovava in auto con la zia e il cugino, dopo aver passato il pomeriggio con il nipotino e aver accompagnato la zia, quando venne raggiunto da una sparatoria nell’auto, vicino al cimitero. Purtroppo non era lui l’obiettivo dell’agguato. Trasportato in ospedale, morì poco dopo. La sua morte venne attribuita a “errore”, frutto della violenza cieca di una guerra fra clan in cui era rimasto del tutto estraneo.

Reazione e memoria collettiva

Il funerale di Francesco fu una scossa per tutta la provincia. Migliaia di persone presero parte al lutto e alla manifestazione che seguì: fu probabilmente la prima grande mobilitazione studentesca contro le mafie in Italia. Cinquemila giovani marciarono verso Cittanova, circondando persino la casa di un boss, in un urlo collettivo di ribellione contro la ’ndrangheta.

Giustizia e processo

Dopo anni di indagini, il 24 marzo 1979 furono arrestati quattro giovani, tra cui un ex compagno di classe di Ciccio. Vennero riconosciuti responsabili dell’omicidio, avvenuto in un contesto criminale estraneo al ragazzo. Nel 1982 tre dei quattro furono condannati a 90 anni totali, poi ridotti in appello a 24 anni ciascuno, tenendo conto della loro giovane età e del contesto violento in cui erano cresciuti. L’omicidio venne definitivamente qualificato come tragico errore e non episodio politico‑mafioso.

L’eredità di “Ciccio” Vinci

Ciccio divenne simbolo di coraggio e consapevolezza civile in una terra oppressa dalla criminalità. A Cittanova gli è stata intitolata una via e la sede locale di un partito ne porta il nome. Il suo sacrificio non fu vano: segnò l’inizio di una fase di risveglio nella società civile, che cominciava a ribellarsi alla morsa mafiosa.