Ucciso a colpi di pistola in piena strada a Cetraro: esecuzione davanti a un’autofficina
Giuseppe Corallo, 59 anni, meccanico con precedenti, era stato arrestato nel 2018 con un chilo di cocaina in auto. Si indaga su un possibile regolamento di conti legato al narcotraffico

L'agguato mortale si è consumato nel pomeriggio di martedì 27 maggio lungo la Statale 18, una delle arterie più trafficate della provincia di Cosenza,ha lascito la comunità attonita. A cadere sotto i colpi di pistola è stato Giuseppe Corallo, 59 anni, meccanico originario di Cetraro, con diversi precedenti penali alle spalle. L’uomo è stato ucciso davanti a un’officina, in pieno giorno, da due persone a bordo di uno scooter. I killer, con il volto coperto da caschi integrali, si sono avvicinati rapidamente, hanno esploso almeno cinque colpi di pistola mirati al torace e sono fuggiti senza lasciare tracce.
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Un’ esecuzione in piena regola, avvenuta con freddezza e precisione, che riporta alla mente dinamiche tipiche del crimine organizzato. Giuseppe Corallo è morto sul colpo. La scena è stata subito isolata per consentire i rilievi da parte dei carabinieri della caserma di Cetraro, supportati dalla compagnia di Paola e dal Nucleo investigativo di Cosenza.
Un delitto che scuote
La notizia dell’omicidio ha sconvolto la comunità locale, già scossa da episodi di violenza negli ultimi anni. Colpisce, ancora una volta, la modalità dell’agguato: un’esecuzione in pieno giorno, in un luogo frequentato, a pochi metri dal mare, che lascia pensare a un messaggio preciso, forse rivolto a chi gravita negli stessi ambienti della vittima. La procura di Paola ha aperto un’indagine, il pubblico ministero di turno è giunto sul posto per coordinare gli accertamenti e raccogliere testimonianze.
Chi era Giuseppe Corallo
La figura di Giuseppe Corallo non è nuova alle cronache giudiziarie. Il 59enne era uscito dal carcere lo scorso febbraio dopo aver scontato una pena per reati gravi quali possesso di armi, droga e ricettazione. Ma l’episodio che più fa riflettere risale al 2018, quando Corallo fu fermato sull’autostrada nei pressi di Palmi in provincia di Reggio Calabria, con un chilo di cocaina a bordo della sua auto. Un sequestro rilevante, che potrebbe indicare un suo possibile coinvolgimento in traffici di stupefacenti, forse anche come intermediario o figura di secondo livello in una rete più ampia.
È proprio questo aspetto a spingere gli inquirenti a non escludere l’ipotesi di un regolamento di conti, forse maturato in ambienti legati al narcotraffico. Al momento non ci sono elementi che colleghino Corallo a specifiche consorterie criminali del territorio, ma le indagini sono ancora in una fase iniziale.

Raccontare oggi un omicidio così è raccapricciante
È inquietante dover constatare che, nonostante il passare degli anni e le numerose operazioni delle forze dell’ordine, si continuino a verificare omicidi legati a dinamiche criminali. Regolamenti di conti, vendette, equilibri spezzati, il delitto di Corallo riporta la cronaca a uno scenario che si sperava relegato al passato.
La Calabria continua ad essere attraversata da episodi che sembrano rimandare a una giustizia parallela, fatta di armi, omertà e sangue. E ogni volta che accade, la sensazione è la stessa: si uccide per mantenere un silenzio, per rivendicare un debito non pagato o per riaffermare un potere criminale che sfugge al controllo dello Stato.
Le indagini proseguono, ma resta una certezza, ovvero, qualla che chi ha sparato ha agito con determinazione, come se avesse un obiettivo chiaro. Dietro quel nome, Giuseppe Corallo, potrebbe celarsi molto di più di quanto oggi sia emerso. E forse, dietro la sua morte, si cela ancora un pezzo di verità criminale che non è stato raccontato.