Gattuso e Gravina
Gattuso e Gravina

Gennaro Gattuso è il nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana. L’annuncio è arrivato ufficialmente oggi, giovedì 19 giugno, durante la conferenza stampa di presentazione all’hotel Parco dei Principi di Roma. Con il suo solito stile diretto e combattivo, “Ringhio” ha subito messo in chiaro il suo approccio: «È un sogno che si avvera, ma c’è tanto da fare. Non sarà facile, ma sono convinto che si possa costruire qualcosa di grande».

La missione Mondiali e il ritorno del “gruppo”

L’obiettivo primario è chiaro: riportare l’Italia ai Mondiali. Ma Gattuso guarda anche più in profondità: «Si dice spesso che non abbiamo talenti, ma io credo che dobbiamo solo metterli nelle condizioni giuste per esprimersi. Dobbiamo ricreare entusiasmo, voglia di stare insieme. La tecnica e la tattica vengono dopo: prima viene il gruppo. A Coverciano voglio vedere una famiglia».

Per l’ex centrocampista campione del mondo nel 2006, la ricetta vincente parte da valori semplici ma essenziali: «Bisogna eliminare il pensiero negativo, dare il massimo e sentirsi parte di qualcosa. L’unità è la base di tutto».

Il talento c’è, ma va protetto

Gattuso ha sottolineato come l’Italia possa contare su giocatori di altissimo livello, ma ha anche lanciato un campanello d’allarme: «Abbiamo atleti che rientrano tra i primi dieci al mondo nei loro ruoli, ma è il collettivo che fa la differenza. In Serie A, però, il 68% dei calciatori è straniero. I giovani crescono bene fino all’U19, poi si perdono. Questo è il vero nodo: il passaggio al professionismo. Bisogna lavorare lì, senza paura. La parola paura non deve esistere».

Nessuna polemica con La Russa

Non sono mancate le domande sulle parole del presidente del Senato, Ignazio La Russa, che aveva espresso perplessità sulla nomina di Gattuso, definendolo “non un simbolo del nostro calcio”. Il ct ha replicato con toni distesi ma fermi: «Nessuna polemica. Spero solo di fargli cambiare idea».

Un nuovo ciclo per l’Azzurro

Con Gattuso in panchina, la Nazionale italiana inaugura una nuova fase all’insegna della grinta, dell’identità e del lavoro. La strada verso il riscatto passa da Coverciano, ma anche da un cambiamento culturale: valorizzare i giovani, credere nella squadra, ricostruire l’appartenenza. Come ha detto lui stesso: «Il talento c’è, ma bisogna costruire le condizioni per farlo esplodere. È lì che comincia il nostro lavoro».