Clan Torcasio–Cerra–Gualtieri: la forza silenziosa della ‘ndrangheta lametina
Una storia tra origini, faida feroce e interventi giudiziari ma con il controllo che persiste

Il clan Torcasio, storicamente radicato a Capizzaglie di Nicastro (oggi quartiere di Lamezia Terme), ha costruito la sua influenza sin dagli anni Settanta. Attraverso un’alleanza strategica con i clan Cerra e Gualtieri, la cosca ha consolidato una rete criminale capace di gestire traffici illeciti, estorsioni e infiltrazioni in appalti locali, modellando il proprio potere sul controllo del territorio.
La faida di Lamezia Terme (2000–2011)
All’inizio del nuovo millennio esplose una violenta guerra di mafia tra la triade Torcasio–Cerra–Gualtieri e l’alleanza degli Iannazzo–Giampà, un tempo loro sodale. In anni di scontri a colpi di agguati e bombe, numerosi esponenti di entrambe le cosche persero la vita. Pur avendo inizialmente dominato il conflitto, la cosca Torcasio–Cerra–Gualtieri subì un contraccolpo e fu progressivamente scalzata dal rivale Iannazzo, emergendo però come una delle protagoniste più temute della zona.
Operazioni giudiziarie e impatti sul clan
Nella seconda metà degli anni Dieci, le forze dell’ordine lanciarono operazioni di grande impatto contro la cosca. Nel maggio 2014 l’operazione Chimera colpì 24 affiliati, seguita pochi mesi dopo da Chimera 2 con altri 18 arresti. Nel gennaio 2017, con l’operazione Dioniso, furono sgomberate tre piazze di spaccio e arrestate decine di persone. A maggio dello stesso anno, con Crisalide e Crisalide 2, oltre 50 indagati finirono in manette con accuse che andavano dal traffico di droga alle estorsioni, fino al possesso di ordigni esplosivi. Nel 2019 una terza fase di Crisalide portò a quasi 30 arresti, scatenando processi complessi che hanno coinvolto decine di imputati in lunghi anni di procedimenti.
I processi e il dopo-blitz
Il processo in primo grado collegato a Crisalide 3 si concluse con numerose condanne, alcune anche pesantissime, per reati come associazione mafiosa, spaccio e estorsione. Il totale della pena inflitta raggiunse complessivamente i 180 anni per circa 32 imputati. Successivamente, diversi gradi di giudizio, incluso un appello bis e un pronunciamento della Cassazione nel febbraio 2025, hanno annullato con rinvio alcune delle condanne, rimandando nuovi processi e lasciando ancora aperti numerosi filoni giudiziari.
Il clan oggi: residui di potere
Nonostante i colpi inferti dalla magistratura, il clan Torcasio–Cerra–Gualtieri mostra segni di resilienza. Il sequestro, nel 2018, di beni mobili e immobili per oltre 14 milioni di euro evidenziò il radicamento economico della cosca, che continuava a esercitare pressioni su imprese e operatori locali. I processi in corso e la possibilità di nuovi processi d’appello indicano che, pur indeboliti, i suoi membri non sono ancora stati definitivamente isolati, e la sua capacità di operare in modo silenzioso resta una minaccia concreta.
Verso una repressione definitiva
La storia della cosca Torcasio–Cerra–Gualtieri dimostra quanto sia articolata e stratificata la lotta alla 'ndrangheta: dalle faide all’elaborazione di alleanze, dalle piazze di spaccio agli affari occulti. Le operazioni giudiziarie hanno inciso, ma non hanno cancellato l’influenza criminale. Solo una strategia integrata che combini misure di polizia, controllo economico e interventi di rigenerazione sociale potrà, nel lungo termine, interrompere la catena del potere criminale e restituire alla comunità un tessuto sano e libero dalle pressioni mafiose.