La ’ndrina Arena di Isola Capo Rizzuto, presente anche nella provincia di Catanzaro, ha consolidato la propria influenza fin dagli anni Cinquanta. Il clan, guidato prima da Nicola Arena e successivamente da Carmine Arena e infine da Fabrizio Arena, ha costruito – anche grazie a rapporti con la mafia siciliana – un potere esteso alle aree portuali e costiere, grazie anche agli introiti derivanti dal traffico di droga, armi e appalti pubblici.

Faide sanguinose e aggressioni con bazooka

Gli anni Ottanta e Novanta hanno segnato la storia della cosca con violenti conflitti contro i Maesano e faide nel territorio di Isola e Cutro. Un episodio emblema della ferocia è l’omicidio di Carmine Arena, ucciso nel 2004 con colpi di bazooka da parte di clan rivali, a ulteriore testimonianza della violenza cruda e simbolica del suo potere criminale.

Radicamento e infiltrazioni a Nord

Negli ultimi decenni la cosca ha esteso la sua presenza anche fuori dai confini calabresi. Operazioni come “Insula” nel 2013 hanno portato alla luce la penetrazione in Lombardia, con imprenditori e professionisti coinvolti in appalti ferroviari, costruzioni e false assunzioni. Queste operazioni hanno confermato la capacità del clan di creare società di comodo e servizi di appoggio per i suoi traffici in regioni come Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio, Sicilia e Campania.

Alto profilo e resilienza criminale

Dopo l’arresto del capobastone Fabrizio Arena nel 2010, la cosca ha dimostrato una sorprendente capacità di adattamento e riorganizzazione. Nonostante il colpo giudiziario, l’eredità mafiosa si è rinnovata, con nuove generazioni pronte a proseguire la gestione dei traffici, grazie ai network alimentati da investimenti illeciti e connivenze con ambienti istituzionali locali.

Oggi e la sfida all’azione antimafia

Oggi il clan Arena figura tra le protagoniste della lotta alla ‘ndrangheta in provincia di Crotone e Catanzaro. Le forze dell’ordine e la magistratura mantengono alta la guardia, documentando operazioni che hanno portato a decine di arresti e sequestri di beni per milioni. Ma la diffusione territoriale, il controllo sulle infrastrutture e l’affinità con altre cosche calabresi lo rendono un avversario complesso da sradicare.