Savelli si trova in un territorio montano situato ai limiti orientali della Sila Grande e contraddistinto dalle cime della Serra Alessandrella (1434 m.s.m), del Campo di Mazza (1461 m.s.m), del Mezzocampo Soprano (1373 m.s.m) e della Serra di Mezzocampo (1262 m.s.m). Il paese venne fondato da un gruppo di profughi, vittime del terremoto del 27 marzo 1638 (con epicentro Belsito), che ricevettero in locazione dalla principessa Carlotta Savelli della famiglia nobile romana dei Savelli, la località Scalzaporri. 

La figura tradizionale della “pacchiana”

La scelta del luogo fu dettata dalla posizione riparata dai venti, dalla vicinanza di una fonte d'acqua potabile (l'odierna Fontana Vecchia) e dalla presenza di alcuni ricoveri appartenenti ad alcuni pastori del principe Rota di Cerenzia. Tra le tante tradizioni che caratterizzano il paese, quella più nota è sicuramente la "pacchiana".

"Il vestito da pacchiana veniva portato sempre: dalla mattina alla sera, sia nella vita quotidiana del paese sia per andare a lavorare nei campi o a lavare i panni al fiume. A cambiare era la raffinatezza dell’abito, la foggia, non gli elementi della sua composizione: la mise da tutti i giorni era semplice, essenziale, senza «fronzoli», mentre il vestito della domenica, delle festività e delle occasioni importanti in generale contemplava decorazioni più ricche, soprattutto nel corpetto". 

L'abito delle donne calabresi

Scrive così nel suo bell'articolo Rosa Candida Scarlato, rievocando i cenni storici legati all'abito della pacchiana, che era il vestito tipico delle donne calabresi. È la sua bisnonna a raccontarle che le ragazze "iniziavano a indossare l’abito tradizionale tra i 16 e i 20 anni, una volta entrate in età da marito. L’abitudine a vestirsi da pacchiana sopravvisse nelle donne nate fino all’immediato primo dopoguerra. Già le nate a partire dagli anni Venti – si modernizzarono e l’uso del costume andò scemando. Dell’abito della pacchiana esistevano diverse varianti – a seconda della zona o dell’origine – che si caratterizzavano per composizione e colore. Nella Sila Grande, la versione savellese consisteva in un costume prevalentemente monocromatico e austero, indossato dalle donne del paese anche come abito da sposa nel giorno delle nozze".

Un'abito che unisce praticità ed eleganza

Straordinaria e dettagliata, nell'articolo, è la descrizione del vestito della pacchiana (che così abbiamo sintetizzato): "Il costume della pacchiana di Savelli era composto da elementi distintivi e ricchi di dettagli. Il corpetto, principale elemento decorativo, variava per stoffe e ornamenti: velluti, damaschi e sete per le feste, tessuti semplici per il quotidiano. Dotato di imbottitura, serviva a modellare il petto e a custodire piccoli oggetti come il maccaturu. Collegato alla gonna con una striscia di stoffa, ne garantiva stabilità, mentre il mantesino copriva l’allacciatura.

Sotto il corpetto si indossava la cammisa, bianca e decorata con la rizza sulla scollatura. Nei mesi freddi, era completata dal suttanino e da una maglia di lana di pecora. Le calze, o quazietti, erano fatte ai ferri, mentre lo hjppune, una corta giacca in velluto, completava l’insieme. Tutti gli altri capi, eccetto corpetto e cammisa, erano neri. Il copricapo, il rituorto, era una striscia di stoffa bianca fissata con uno spillone decorato. I capelli erano raccolti nel tuppo, un’acconciatura con treccia arrotolata, mentre due ciocche laterali incorniciavano il viso. Nei giorni di festa, le donne impreziosivano il costume con gioielli: la succanna, collane come la perna e la collanetta, e anelli con pietre come la corniola. Questo abito univa praticità ed eleganza, riflettendo la cura e la tradizione delle donne di Savelli".

 Un simbolo vivente della cultura di Savelli

Oggi, il costume della pacchiana non è solo un ricordo del passato, ma un simbolo vivente della cultura e dell'identità di Savelli. Esso rivive durante le manifestazioni culturali, le rievocazioni storiche e le feste locali, dove viene celebrato come emblema di un legame profondo con le radici del territorio. Indossare questo abito significa non solo onorare le generazioni di donne che lo hanno reso parte integrante della loro vita quotidiana, ma anche custodire e tramandare una tradizione che continua a essere motivo di orgoglio per la comunità. 

La pacchiana, con la sua eleganza austera e il suo significato simbolico, rimane un elemento distintivo del patrimonio culturale della Calabria, capace di raccontare storie di resilienza, creatività e appartenenza. 

Link fonte: https://megalehellaskr.wordpress.com/2021/02/17/savelli-e-le-pacchiane/