L’omicidio di Luigi Timpano: vittima innocente della faida di Cittanova nel 1976
Un omicidio consumato in una Calabria violenta, nel pieno di una sanguinosa faida locale: il ruolo dell’imprenditore-testimone e il peso delle dinamiche familiari criminali

Il 21 febbraio 1976, la cittadina di Cittanova fu segnata da un nuovo crimine legato alle faide locali: Luigi Timpano, 43 anni, venne assassinato a seguito delle tensioni tra le famiglie della ‘ndrangheta locali. Ritenuto una vittima innocente, Timpano fu raggiunto da colpi di pistola in un contesto fatto di alleanze contrastanti, in particolare tra i Facchineri (associati ai Marvaso, Varone e Monteleone) e il gruppo formato da Raso‑Gullace‑Albanese‑De Raco.
La sua condizione di testimone
Uno degli elementi centrali del delitto fu la presunta posizione che Timpano avrebbe dovuto assumere come testimone in un procedimento in corso contro una delle famiglie coinvolte. Questa sua possibile disponibilità a fornire informazioni fu interpretata come una minaccia da una delle fazioni, trasformando la sua figura in un bersaglio da eliminare, nonostante non fosse direttamente coinvolto nella criminalità attiva.
Un clima di morte e intimidazione
Nel 1975 e nei primi anni successivi, la faida di Cittanova aveva già mietuto numerose vittime innocenti, fra cui bambini e attivisti locali. L’uccisione di Timpano si colloca in un contesto segnato da attentati mirati, omicidi familiari e atti intimidatori destinati a consolidare il controllo sulle attività illecite e sui territori circostanti.
Il ricordo di una vittima segnata dalla violenza
Luigi Timpano non fu l’unico nome eccellente tragicamente associato a quella stagione: la lista delle vittime di quella feroce guerra criminale include decine di persone. Anche a decenni di distanza, il suo nome viene ricordato come simbolo di una morte ingiusta, collocata in una fase storica in cui la Calabria fu teatro di lotte interne fra famiglie mafiose, spesso celate dietro l’ombra del silenzio e dell’omertà.