Natale De Grazia
Natale De Grazia

Natale De Grazia, nato a Reggio Calabria nel 1956, divenne capitano di fregata della Guardia Costiera e fu trasferito nel 1994 presso il Compartimento di Reggio Calabria per supportare le indagini sul traffico illegale di rifiuti tossici e radioattivi. Si distinse per il suo rigore professionale e un forte senso del dovere, guadagnando rapidamente stima tra colleghi, magistrati e associazioni ambientaliste.

Sulla pista delle navi affondate

Al centro del suo lavoro investigativo c’era il fenomeno delle “navi a perdere”: imbarcazioni affondate volontariamente con carichi di scorie tossiche o radioattive. De Grazia e il pool della Procura di Reggio stavano indagando su relitti come la Rigel e la Jolly Rosso, raccogliendo prove importanti e mappando i relitti nel Mediterraneo. Le sue scoperte fecero tremare interessi rapportati alla ‘ndrangheta e a presunti apparati deviati dello Stato.

Un decesso sospetto e troppo presto

La notte tra il 12 e il 13 dicembre 1995, mentre si recava in missione verso La Spezia per testimoniare al processo sulle navi dei veleni, De Grazia morì improvvisamente sull’autostrada Salerno–Reggio Calabria. All’inizio fu attribuita a un arresto cardiaco, ma nuovi esami probatori decretarono dieci anni dopo la presenza di sostanze tossiche nel suo organismo. La morte è avvolta nel mistero: molti la ritengono il silenziamento di un testimone scomodo.

Il mistero nasce dai boschi di rifiuti

Le indagini si interruppero bruscamente dopo la sua scomparsa, il pool investigativo fu sciolto e la verità sulle navi dei veleni non fu mai pienamente definita. Commissioni parlamentari, associazioni come Legambiente e testimoni come il pentito Francesco Fonti hanno riacceso l’attenzione sul caso, ipotizzando coinvolgimenti mafiosi e possibili depistaggi. Ancora oggi rimane incerto se fu un omicidio politico o un tragico incidente.

Eroe silenzioso e simbolo di resistenza civile

De Grazia è stato insignito della Medaglia d’Oro al Merito della Marina alla memoria e il suo impegno ha ispirato nomine di luoghi pubblici, premi di studio e attività culturali per mantenere viva la sua eredità. Il suo ricordo incarna la lotta contro l’inquinamento illegale, la criminalità organizzata e le complicità che spesso ne soggiacciono.

Una ferita aperta per la legalità

Il caso di Natale De Grazia resta emblematico: un uomo delle istituzioni che, con coraggio e stimolo investigativo, ha affrontato un crimine silenzioso ma devastante per l’ambiente. La sua morte, ancora senza verità definitiva, rappresenta una ferita aperta nella storia italiana, monito a coltivare memoria, trasparenza e giustizia ambientale per le future generazioni.