Sanità calabrese al collasso: tra sprechi, fallimenti e propaganda
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, la realtà quotidiana racconta di mancanza di medici, liste d’attesa infinite, aggressioni al personale sanitario, strutture fatiscenti e una migrazione sanitaria che nel 2024 ha raggiunto la cifra record di 323

Mentre il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, continua a esaltare presunti successi nella gestione della sanità, il sistema sanitario calabrese vive uno dei momenti più critici della sua storia. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, la realtà quotidiana racconta di mancanza di medici, liste d’attesa infinite, aggressioni al personale sanitario, strutture fatiscenti e una migrazione sanitaria che nel 2024 ha raggiunto la cifra record di 323 milioni di euro.
Una spesa monstre che corrisponde a quasi un milione di euro al giorno che la Regione Calabria è costretta a versare ad altre regioni – come Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio – per garantire cure ai propri cittadini. Un esodo sanitario che rappresenta un vero e proprio “salasso” economico per le casse pubbliche e per le famiglie calabresi, costrette a sostenere anche spese private di viaggio, vitto e alloggio per ricevere cure adeguate altrove.
Una narrazione che ignora la verità
Occhiuto insiste nel rivendicare l’avanzamento dei cantieri dei nuovi ospedali (Sibaritide, Vibo Valentia, Piana di Gioia Tauro e Catanzaro), ma omette un dettaglio fondamentale: questi ospedali furono finanziati già nel 2007, grazie a un accordo di programma del Governo Prodi, con un investimento di circa un miliardo di euro. L’accordo fu firmato tra il Ministero della Salute, allora guidato da Rosy Bindi, il Ministero dell’Economia e la Regione Calabria, presieduta all’epoca da Agazio Loiero.
Tuttavia, l’arrivo del centrodestra alla guida della Regione nel 2010, con Giuseppe Scopelliti, segnò l’inizio della paralisi: i progetti esecutivi già pronti furono accantonati, e si scelse di affidare la realizzazione a Infrastrutture Lombarde, con un costo aggiuntivo di 4,5 milioni di euro, interamente a carico dei cittadini calabresi.
Il peso del commissariamento
Nello stesso anno, la sanità calabrese fu commissariata dal Governo Berlusconi, con il ruolo di commissario assegnato allo stesso Scopelliti. Ne seguì una fase di tagli draconiani, culminata con la chiusura di ben 18 ospedali.
Dei 16 anni di commissariamento, 11 sono stati gestiti dal centrodestra: 5 con Scopelliti, 2 con la compianta Jole Santelli e 4 con l’attuale presidente Occhiuto. I 5 anni di centrosinistra (2014-2019, presidente Mario Oliverio) furono segnati invece da continui conflitti tra Regione e Commissario governativo, che impose il mantenimento delle politiche di austerità ereditate da Scopelliti.
Occhiuto peggio dei suoi predecessori?
Oggi, Occhiuto rivendica l’assunzione di 4.000 nuovi operatori sanitari, ma trascura di ricordare che 3.500 unità sono andate in pensione o hanno lasciato il sistema nello stesso periodo. Il saldo è risibile, soprattutto in una regione dove si continua a morire per l’assenza di medici nelle ambulanze, mentre i pronto soccorso esplodono sotto il peso di una domanda sempre crescente.
Anche i medici stranieri, come quelli cubani, stanno abbandonando le strutture calabresi, lamentando condizioni di lavoro insostenibili, personale insufficiente e mancanza di sicurezza. Non è raro, infatti, che medici e infermieri subiscano aggressioni sul luogo di lavoro, fenomeno divenuto quasi quotidiano.
PNRR a rischio, medicina territoriale dimenticata
La situazione non migliora sul fronte della sanità territoriale: case della salute, medicina di prossimità, strutture previste dal PNRR rischiano di restare sulla carta, perché – si denuncia – non rientrano tra le priorità dell’attuale governo regionale.
Una regione sempre più povera
Il combinato disposto tra migrazione sanitaria, inefficienze strutturali e incapacità amministrativa contribuisce a rendere la Calabria la regione più povera d’Italia e una delle più povere d’Europa. Milioni di euro escono ogni anno dai confini calabresi per finanziare la sanità di altre regioni, mentre qui si fa fatica a garantire i servizi minimi.
Una svolta è possibile?
In questo contesto, cresce la richiesta di un radicale cambiamento di rotta. Sempre più cittadini e operatori del settore si interrogano sul futuro del sistema sanitario calabrese e sulla necessità di chiudere la stagione del commissariamento e di porre fine alla gestione opaca e fallimentare della destra.
Tra le proposte in campo, emerge la figura di Pasquale Tridico, ex presidente dell’INPS, indicato da più parti come il candidato in grado di voltare pagina, restituendo dignità alla sanità calabrese e ai suoi cittadini.