Falcomatà e Tridico
Falcomatà e Tridico

Il sindaco metropolitano di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà e il candidato alla presidenza della Regione per il campo progressista Pasquale Tridico hanno effettuato un sopralluogo al Porto di Gioia Tauro, incontrando rappresentanti dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali. Un’occasione per ribadire il valore strategico dell’infrastruttura e, al tempo stesso, per denunciare la mancanza di una visione nazionale che ne valorizzi appieno il potenziale.

La denuncia di Falcomatà

Falcomatà ha sottolineato come, negli ultimi anni, non sia stato fatto nulla per sviluppare il retroporto, un’area vasta e unica in Italia, con spazi industriali che potrebbero garantire un ruolo di primo piano nella logistica e nel trattamento delle merci. Ha ricordato che Gioia Tauro è collegato a 162 porti in tutto il mondo ed è crocevia dei traffici che attraversano Suez e Gibilterra, grazie a fondali profondi, chilometri di banchine e spazi retrostanti senza eguali. Tuttavia, ha denunciato, lo Stato sembra guardare altrove, preferendo investire su Genova e Trieste.

Fondi in stallo e progetti a rischio

Il sindaco ha evidenziato le difficoltà nell’utilizzo dei 66 milioni di euro di fondi Pnrr destinati all’elettrificazione delle banchine, un progetto fondamentale per la sostenibilità dello scalo. In parallelo, ha denunciato la sproporzione degli investimenti, citando il miliardo previsto per la diga foranea di Genova. Ancora più critico il giudizio sulla possibilità di destinare a Gioia Tauro attività considerate residuali da altri porti italiani, una scelta che rischia di relegare lo scalo calabrese a ruolo marginale.

Navi troppo grandi per il Ponte

Falcomatà ha infine espresso perplessità sul progetto legato all’utilizzo delle aree a sud del porto come cantiere per la costruzione di manufatti destinati al futuro Ponte sullo Stretto. Ha ricordato che il franco navigabile previsto è di soli 65 metri, mentre nel porto calabrese attraccano già navi alte oltre 82 metri e nello Stretto transitano crociere superiori ai 70 metri. Una condizione che, a suo avviso, renderebbe il progetto non solo penalizzante, ma persino impraticabile per l’operatività futura dello scalo.