Gaetano Santaiti: il potere silenzioso nel cuore della ‘ndrangheta calabrese
Una figura di rilievo nella ‘ndrina di Seminara, il suo arresto e la successiva collaborazione con la giustizia scuotono la rete mafiosa del territorio

Gaetano Santaiti, nato nel marzo del 1967 a Seminara, è riconosciuto come figura di spicco della ‘ndrangheta calabrese, con un potere fortemente consolidato all’interno della Piana di Gioia Tauro. In stretto connubio con il clan dei Gioffrè, Santaiti ha mantenuto un controllo capillare su Seminara e territori limitrofi, estendendo l’influenza della cosca anche fino alla Liguria, alla Lombardia e persino in Turchia, dove sono stati attivati legami per traffici di stupefacenti con gruppi curdi.
Da latitante pericoloso a catturato nei boschi
Ricercato fin dal 1993 per reati gravissimi come associazione mafiosa, traffico di droga, estorsione e possesso illegale di armi, Santaiti fu inserito nella lista dei latitanti di massima pericolosità. La sua latitanza terminò con la cattura avvenuta il 20 maggio 2001, durante un blitz notturno nei boschi di S’Elia di Seminara, dove venne sorpreso con una pistola armata in tasca.
Il pentimento che incrina la rete mafiosa
Pochi anni dopo il suo arresto, nel 2003, Gaetano Santaiti decise di collaborare con la giustizia: diventò “pentito” e le sue rivelazioni portarono al fermo di una trentina di affiliati. Tuttavia, la sua protezione quale collaboratore venne revocata nel 2010 a seguito di un arresto per dichiarazioni ritenute false.
Il ruolo duraturo dei Santaiti nella ‘ndrangheta di Seminara
La cosca Santaiti, insieme ai Gioffrè, resta una delle più radicate strutture criminali di Seminara. Dopo la vittoria nella storica faida degli anni ’70, la famiglia è rimasta un punto di riferimento nella regione. Il nome di Gaetano Santaiti è sinonimo di potere silenzioso ma tenace, incarnando la capacità della ‘ndrangheta di rigenerarsi attraverso radicamento territoriale, reti criminali e resilienza, nonostante i colpi subiti dall’attività investigativa.