Il sacrificio di Vincenzo Scuteri: un operaio coraggioso contro il racket mafioso
Il 4 aprile 1971 a Caulonia Marina, il carpentiere si rifiutò di acquistare ferro dalla ‘ndrangheta

Vincenzo Scuteri, classe operaia, lavorava come carpentiere a Caulonia Marina, sulla costa reggina. Uomo schivo ma orgoglioso, fece una scelta che avrebbe cambiato la sua vita: rifiutò di acquistare il ferro fornito dalla ‘ndrangheta locale, denunciando pubblicamente questa imposizione. Un atto di trasparenza e dignità, simbolo di resistenza civile contro il potere mafioso radicato nel territorio.
L’agguato nel centro abitato
La mattina del 4 aprile 1971, Vincenzo fu avvicinato lungo la statale 106, nel centro abitato di Caulonia Marina, da sconosciuti armati. Venne crivellato di colpi, cadendo in mezzo alla via pubblica. L’agguato, rapido ma devastante, mostrò la spietatezza di chi non ammetteva opposizioni al proprio controllo economico e sociale.
La memoria commemorata in città
Per anni la vicenda del suo omicidio fu dimenticata, ma nel 2010, l’amministrazione comunale ha posizionato una targa commemorativa nel luogo dell’agguato. Nel testo, è riconosciuto come "padre di famiglia esemplare" che “trovò la morte per mano della ‘ndrangheta”, un tributo alla sua integrità e al suo sostegno ai valori della legalità.
Impunibilità e silenzio pubblico
Nonostante l’indignazione pubblica, l’omicidio rimase impunito. Le indagini, complicate dall’omertà e dalla connivenza locale, non riuscirono a individuare i responsabili. Il silenzio delle istituzioni e la mancanza di condanne a distanza di decenni hanno reso l’inchiesta simbolo di una giustizia ritardata.
Un monito per il futuro
La storia di Scuteri rappresenta ancora oggi un monito potente: difendere la propria libertà contro l’illegalità costa caro, ma è indispensabile per coltivare una società libera dalla paura. Il suo gesto di rifiuto civile è un invito attuale a non arrendersi, a valorizzare il coraggio degli umili e a pretendere giustizia, anche contro l’indifferenza.