Clan Vallelunga‑Turrà: tra radicamento e violenza nella ‘ndrangheta calabrese
Una cosca potente alleata storica dei Turrà, protagonista della cruenta "Faida dei boschi" e dell’affermazione criminale nelle Serre

Il clan Vallelunga, noto anche come "Viperari" e operante soprattutto a Serra San Bruno, ha da sempre mantenuto un forte legame con la cosca Turrà di Guardavalle. Nel corso delle loro attività, hanno sviluppato alleanze anche con la cosca Sia‑Procopio‑Lentini, estendendo la loro influenza nelle province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Sono considerati tra i clan più potenti e sanguinari della ‘ndrangheta per la loro capacità di radicamento territoriale e il controllo dei traffici illeciti nella zona montana delle Serre.
La prima “Faida dei boschi”: nascita del conflitto
Il 17 agosto 1988 l’assassinio di Cosimo Vallelunga diede avvio alla drammatica cosiddetta “Faida dei boschi”. Iniziò così una serie di vendette che coinvolsero migliaia di cittadini e portarono a oltre venti omicidi nel giro di pochi mesi. Tra le vittime eccellenti si contarono Felice Turrà e i coniugi Salvatore Turrà e Carmela Chiera, da una parte, e Fausto Ciconte e Pasquale Nardo, dall’altra. Alla fine della faida, i Vallelunga uscirono vincitori e consolidarono il loro dominio nell’area.
La nuova guerra e la lotta per il controllo
All’inizio degli anni Duemila la “Nuova Faida dei boschi” esplose dopo l’uccisione del capo Don Damiano Vallelunga, diventato figura di spicco con proiezioni nazionali. Non si trattò di una semplice faida, bensì di una vera e propria guerra mafiosa rispetto ai clan Ruga‑Leuzzi‑Vallelonga. Anche il fratello Salvatore Vallelunga fu ucciso in un’imboscata nel 2010. Nonostante le gravi perdite, i Viperari mantennero una posizione di forza, tanto che si rese necessaria la mediazione di Cosimo Vallelonga, giunto dal Nord Italia, per siglare una tregua.
Contrasti e alleanze strategiche
Un collaboratore di giustizia descrisse tensioni sorte tra i Vallelunga e i clan Mancuso di Limbadi e Fiarè di San Gregorio d’Ippona. In risposta, i Vallelunga si associarono ad altri clan (Turrà, Maiolo, Procopio, Sia, Chiefari) per mantenere e rafforzare il controllo su opere di rilevanza pubblica, tra cui la Trasversale delle Serre o impianti idroelettrici. Queste dinamiche segnarono un quadro di alleanze tattiche volte a contrastare l’espansione dei Mancuso.
Eredità criminale e quadro attuale
Il clan Vallelunga‑Turrà ha plasmato in maniera definitiva il territorio delle Serre calabresi, diventando protagonista delle dinamiche mafiose locali per decenni. Le loro guerre, ordinamentali e sanguinarie, hanno segnato profondamente la storia criminale dell’area. Nonostante gli arresti e le operazioni antimafia, il loro lascito persistente richiede ancora oggi una strategia efficace e costante per contrastare l’infiltrazione criminale nelle comunità locali.