Giovanni Ventra
Giovanni Ventra

La tragica vicenda di Giovanni Ventra rappresenta la durezza di una violenza che travolge vittime innocenti. La sua uccisione, avvenuta alla vigilia del Natale del 1972, è un esempio doloroso di come l’azione mafiosa colpisca chiunque si trovi nel posto sbagliato. L’impegno della sua famiglia e delle associazioni civili è un monito contro la rassegnazione: chiedere verità e giustizia è un atto dovuto, per non lasciare che il silenzio cancelli la memoria.

Un uomo impegnato nella comunità

Giovanni Ventra, agricoltore e figura rispettata a Cittanova, era da anni consigliere comunale del Partito Comunista. Con i suoi 58 anni, era noto per l’impegno sociale, la cultura politica e la passione per la lettura, valori che trasmetteva ai figli e alla comunità intera.

L’agguato fatale

Quella sera del 27 dicembre, dopo aver salutato i compagni nella sede del PCI, Ventra uscì in piazza Marvasi. A pochi passi di distanza un commando armato, composto da uomini delle cosche della faida di Cittanova, aprì il fuoco. Le raffiche di fucile, caricate a pallettoni, colpirono un esponente dei Facchineri, ma anche Giovanni Ventra: un proiettile vagante lo colpì alla gamba. Rimase a terra, dissanguato, senza che nessuno osasse soccorrerlo. Per lui non ci fu nulla da fare.

Vittima innocente tra clan in guerra

Ventra fu coinvolto per caso, vittima innocente di una guerra tra le cosche Facchineri–Varone–Marvaso–Monteleone da un lato e Raso–Albanese–Gullace–De Raco dall'altro. La sua presenza nel luogo sbagliato al momento sbagliato lo condannò, nonostante non avesse alcuna colpa legata ai conflitti locali.

L’eredità del silenzio e la ricerca di giustizia

Dopo la sua morte, la comunità rimase scossa non solo dal lutto, ma anche dal silenzio e dall'inerzia: nessuno fu mai individuato come responsabile, nessuna giustizia piena fu fatta. Negli anni ‘70 la mancanza di testimonianze e il clima di paura hanno impedito di fare luce sul delitto.

Un ricordo vivo attraverso l’impegno civile

Nel 2007 la figlia di Giovanni, Silvia Ventra, allora 16enne, ha creato “Piana Libera”, un’associazione di familiari di vittime innocenti della ’ndrangheta. Il suo impegno testimonia la volontà di rompere l’omertà, con la speranza di ottenere finalmente verità sulla morte del padre.