Giuseppe “u Tiradrittu” Morabito: il boss calabrese che divenne simbolo della ’ndrangheta
Dalla leadership ad Africo alla latitanza decennale, fino alla storica condanna della Corte europea per il regime del carcere duro applicato a un anziano malato

Giuseppe “u Tiradrittu” Morabito è stato un protagonista di primo piano nella storia della ’ndrangheta: dalle radici territoriali all’espansione internazionale, dalla latitanza al dibattito sui diritti umani applicati ai detenuti anziani. Il pronunciamento della Corte europea rappresenta un momento significativo nel bilanciamento tra sicurezza e dignità umana nelle carcerazioni di massima sicurezza.
Origini e soprannome: la genealogia del boss
Giuseppe Morabito nacque ad Africo, in Calabria, il 15 agosto 1934. Ricevette il soprannome “u Tiradrittu” ("colui che spara dritto") dal padre, un appellativo dialettale che rifletteva sia la sua precisione sia la sua ferocia nel contesto criminale. Secondo la Commissione parlamentare antimafia, la sua influenza criminale fu equiparabile — se non superiore — a quella di altri latitanti storici di Cosa Nostra.
I primi reati e la strage di Locri: gli anni del consolidamento
Negli anni Cinquanta ebbe le prime denunce per occupazione illegale di immobili, porto abusivo d’armi, violenza privata e lesioni personali. Nel 1967 fu accusato della strage di Locri, ma venne assolto nel 1971 per insufficienza di prove. All’inizio degli anni Settanta iniziò a tessere alleanze solide con altri clan calabresi, specie nei traffici di stupefacenti.
Ascesa criminale e traffico internazionale: la faida di Motticella e il controllo della ’ndrina di Africo
Durante la “faida di Motticella” degli anni Ottanta, che provocò oltre 50 morti tra clan rivali, Morabito emerse come capo della locale di Africo. Stipulò patti con clan calabresi, balcanici e sudamericani, organizzando un vasto traffico di eroina e cocaina. Partecipò anche alla Camera di Controllo istituita dopo la seconda guerra di ’ndrangheta.
Latitanza e arresto: 12 anni all’estero e la cattura del 2004
Morabito divenne latitante nel 1992, sfuggendo alla giustizia per dodici anni. Fu arrestato il 18 febbraio 2004 in un’operazione congiunta dei ROS e dello Squadrone Cacciatori della Calabria, vicino Cardeto. Non oppose resistenza e disse ai carabinieri: “Trattatemi bene”.
Carcere duro e salute precaria: il regime del 41‑bis e il contenzioso con la Corte europea dei diritti dell’uomo
Dal 2004 è detenuto con il regime del 41‑bis, misura severa che isola i boss dai contatti esterni. Negli ultimi anni, affetto da gravi patologie – tra cui deterioramento cognitivo e Alzheimer – ha presentato ricorsi alla Corte europea. Il 10 aprile 2025 la CEDU ha condannato l’Italia per aver mantenuto il 41‑bis in modo ingiustificato, definendolo un trattamento inumano e degradante in violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani.
Eredità e ramificazioni: il clan Morabito oggi
Il clan Morabito rimane uno dei più potenti della ’ndrangheta. Diversi afferenti, tra cui il figlio Rocco, soprannominato “u Tamunga”, sono stati arrestati nelle operazioni antimafia più recenti. Il gruppo mantiene collegamenti attivi tra Calabria, Nord Italia e Sud America, confermando il ruolo centrale della famiglia nel narcotraffico internazionale.