Bruzzano Zeffirio
Bruzzano Zeffirio

La faida di Motticella è scoppiata nel 1985 nella frazione Motticella di Bruzzano Zeffirio e nel vicino Comune di Africo. Alla base del conflitto vi era la gestione del sequestro della farmacista Concettina Infantino: un clan trattenne il denaro senza condividerlo con l’altro, aggiungendo il mancato pagamento per l'uso del terreno come rifugio. La disputa tra le 'ndrine Speranza‑Palamara‑Morabito (detti «i ramati») e Mollica‑Morabito‑Palamara‑Scriva (detti «i bruciati») degenerò in una faida sanguinosa durata anni.

L’escalation degli omicidi

La faida fece registrare circa cinquanta vittime tra il 1985 e il 1990, includendo il primo omicidio di una donna nell’area di Africo. Omicidi colpirono figure apicali come Pietro Scriva, capobastone degli Scriva‑Mollica, ucciso il 31 gennaio 1985, e numerosi altri affiliati nel corso di agguati e attentati. Il quadro criminogeno fu amplificato dalla presenza e dall’intervento di figure di vertice come Giuseppe Morabito e Antonio Pelle.

Un conflitto denunciato dallo Stato

Solo alla fine degli anni ’90, con l’operazione Tuareg e Tuareg 2, emerse con chiarezza tutta la logica e la dinamica interna alla faida. Le indagini permisero di ricostruire la trama criminale, identificando responsabilità e strategie delle fazioni coinvolte.

Eredità e influenza delle cosche

Il conflitto di Motticella, oltre a segnare brutalmente la storia locale, contribuì all’ascesa del clan Morabito di Africo, guidato da Giuseppe “’u tiradrittu”, che divenne padrino centrale della 'ndrangheta. Il suo operato durante la faida influenzò l’organizzazione delle ‘ndrine calabresi e fu fondamentale nella costruzione di strutture criminali più ampie, come la “Locale di Motticella” nonostante l’area ufficialmente ricadesse nella giurisdizione di Africo.

Il dramma di Paolino Rodà

Tra le vittime della violenza mafiosa vi è il tredicenne Paolino Rodà, ucciso nel 2004 in un agguato a Bruzzano Zeffirio. La sua morte rappresenta uno dei momenti più tragici vissuti dalla comunità, simbolo dell’innocenza calpestata da una guerra di potere senza scrupoli.