I clan del Cosentino: radici locali e proiezioni criminali
Storiche alleanze mafiose, faide sanguinose e insidie contemporanee che intrecciano identità locale e strategie espansive

A Cosenza si affermano da decenni storie criminali articolate, segnate da rivalità e processi che li hanno ufficialmente riconosciuti come clan mafiosi nelle sentenze giudiziarie. Gruppi come i Perna-Pranno-Vitelli, i Pino-Sena, i Lanzino, i Bruni e i Cicero hanno tessuto strategie di dominio che hanno trasformato economie legali e illegali, mantenendo un saldo controllo sul territorio e conducendo sanguinose faide. Alcune operazioni antimafia hanno portato all’arresto di molti loro membri, ma la loro presenza rimane radicata e perniciosa.
Le cosche del Tirreno
Lungo la costa tirrenica cosentina operano cosche consolidate come i Muto a Cetraro, i Serpa a Paola, i Calvano a San Lucido, i Carbone nei dintorni e i Besaldo a Cariati. Ognuno di questi gruppi impone la propria influenza economica e criminale su attività illecite quali estorsione, traffico di droga, appalti pubblici e smaltimento illegale, trasformando ampie aree in vere e proprie roccaforti mafiose.
La Sibaritide e le ramificazioni trafficate
Nell’area ionica della provincia, i clan Abbruzzese — noti anche come "gli zingari" per origini rom — e le formazioni dei Forastefano esercitano una pervasività notevole. Il primo ha segnato la cronaca criminale soprattutto negli anni Novanta con azioni violente e colpi in banca, mentre i Forastefano hanno mantenuto una presenza aggressiva grazie ad affiliazioni con le cosche di Cirò e Corigliano-Rossano.
L’ombra delle grandi cosche crotonesi
Non resta estranea al Cosentino l’influenza dei potenti clan della vicina provincia di Crotone. In particolare la 'ndrina Farao-Marincola, originaria di Cirò, spiega le sue ramificazioni investigativamente rilevanti anche nella Sibaritide, Collinari, fino ad arrivare alle comunità calabresi insediate in Germania. Le attività illecite di tali cosche impattano i legami economici e criminali oltre i confini provinciali.
Una rete mafiosa che resiste al tempo
Il Cosentino rappresenta oggi un tessuto criminale sopravvissuto a faide, collassi operativi e dure operazioni giudiziarie. I clan locali, pur avendo subito duri colpi, hanno mantenuto una tenace resilienza grazie a legami familiari e capillari presenze territoriali. Le ramificazioni esterne, il traffico di droga, l’usura e l’infiltrazione in settori finanziari e sociali testimoniano come la ‘ndrangheta calabrese sappia adattarsi e perseverare nei secoli.